Il pubblico ministero è il magistrato che rappresenta l'accusa nel processo penale.
Il suo compito è quello di svolgere le indagini preliminari, di formulare l'imputazione e di formulare le richieste di pena all’esito dell’eventuale processo (di condanna ovvero di assoluzione). Il Pubblico Ministero agisce nell'interesse della giustizia e non ha alcun legame con la parte offesa. Deve altresì svolgere, nella fase delle indagini preliminari, anche le investigazioni a favore dell’indagato, ai sensi dell’art. 358 c.p.p.
Compiti e poteri del Pubblico Ministero durante le indagini preliminari
Il pubblico ministero è il titolare delle indagini preliminari, che sono volte a raccogliere le prove necessarie per decidere se procedere o meno a giudizio nei confronti di una persona sospettata di aver commesso un reato. Il pubblico ministero dirige le attività investigative della polizia giudiziaria e può compiere direttamente alcuni atti, come le perquisizioni, le intercettazioni, le ispezioni e le acquisizioni di documenti. Il pubblico ministero può altresì richiedere al Gip l'arresto o la custodia cautelare in carcere di una persona, se sussistono gravi indizi di colpevolezza e le specifiche esigenze cautelari richieste dal codice di procedura penale per l’applicazione di queste misure limitative della libertà personale.
Il pubblico ministero deve garantire il rispetto dei diritti della persona sottoposta alle indagini e informarla dei fatti che le sono contestati e delle prove raccolte. Il pubblico ministero può anche ascoltare la persona indagata mediante richiesta interrogatorio, se questa lo richiede o se lo ritiene opportuno, e deve sempre tenere conto nelle proprie determinazioni delle istanze e richieste presentate dalla difesa. Al termine delle indagini preliminari, il pubblico ministero deve decidere se archiviare la notizia di reato o se richiedere il rinvio a giudizio (esercitando quindi l’azione penale) utilizzando il canone della cd “ragionevole previsione di una sentenza di condanna”. In altri termini: se sulla base delle indagini effettuate il pubblico ministero ritiene di potere addivenire, in un processo, ad una “ragionevole previsione di una sentenza di condanna” dovrà esercitare l’azione penale mentre, nel caso contrario, dovrà formulare al Giudice per le indagini preliminari richiesta di archiviazione.
Il ruolo dell’Avvocato penalista nelle indagini preliminari
Rispetto a quanto sopra e alle iniziative del pubblico ministero nella fase delle indagini preliminari è fondamentale il ruolo dell’Avvocato penalista.
L'Avvocato penalista, infatti, è una figura fondamentale nelle indagini preliminari, in quanto ha il compito di assistere e difendere il proprio assistito, sia che si tratti di indagato, sia che si tratti di persona offesa dal reato. L'Avvocato penalista ha il diritto di partecipare ad alcuni atti di indagine (quelli denominati irrepetibili), di accedere agli atti del fascicolo dopo la chiusura delle indagini, di presentare memorie e richieste al pubblico ministero e al giudice per le indagini preliminari, di nominare consulenti tecnici e di proporre prove a favore del proprio assistito. L'Avvocato penalista ha infine anche il dovere di informare il proprio assistito sui suoi diritti e doveri, sullo stato e sull'evoluzione delle indagini, sulle possibili conseguenze giuridiche e processuali del suo coinvolgimento nel procedimento penale. L'Avvocato penalista, da ultimo, ha il potere di impugnare gli atti e le misure cautelari che ritenga illegittimi o lesivi degli interessi del proprio assistito. Per esempio, se il pubblico ministero dispone una perquisizione domiciliare nei confronti dell'indagato, l'Avvocato penalista può essere presente all'atto e può contestare eventuali irregolarità o violazioni dei diritti dell'indagato.